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ora». Si autem hoc est, ergo non fuit hec justicia ante promissionem; si hoc, nullus fuit justus
ante Habraham. Respondeo: ante fuit justitia, sed in promissione manifestata. Vel potest dici,
quod justicia Dei dupliciter dicitur: uno modo exigentia, et sic fuit ante promissionem; alio
modo dicitur actualis fidelitas in promisso, et hec habet originem de promissione. Item
secundum quod justicia dicitur exigentia meritorum, bene sequitur, ex justicia, non ergo ex
misericordia; secundum vero quod dicitur fidelitas in promissis non sequitur; promissio enim
Dei non obligat Deum, cum sit super omnem legem. Unde misericordie est, solvere, unde
neutro modo sequitur. Item Glosa super eundem locum: «Cum suscipit fugientes ad se,
justicia Dei dicitur, quia non suscipere iniquitas»
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. Contra: suscipere misericordie est, non
ergo justicie. Item quod dicit: «Non suscipere» etc. aut intelligitur de habentibus gratiam aut
de non habentibus; si de habentibus, contra, tales jam suscepti sunt; si de non habentibus,
contra, tales nullo bono digni sunt. Respondeo: Intelligitur de non habentibus et facientibus,
quod suum est; quos congruum est suscipi, licet non sit dignum. Sumitur autem ibi iniquitas
pro incongruo. Quod autem dicit Glosa: «Cum suscipit fugientes ad se, justicia Dei dicitur»,
ibi justicia sumitur pro justicia congrui, que non opponitur misericordie.
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Si ha qui un altro esempio di forma complessa non abbreviata di quaestio. Guerrico ritorna sulla
differenza tra giustizia e misericordia, tema già affrontato nel commentare Rm 1, 17, e intreccia
due quaestiones. La prima nasce da un’affermazione di Pietro Lombardo secondo cui è corretto
dire che la giustizia, e non la misericordia, giustifica l’empio, in quanto la giustizia ha origine
dalla promessa che Dio fece ad Abramo; ma se è così, allora prima di Abramo non ci sarebbero
giusti. La risposta di Guerrico è duplice: innanzitutto la giustizia, prima di Abramo, sussisteva,
seppur in forma inespressa, mentre con la promessa acquista un carattere manifesto; in secondo
luogo, prima della promessa, la giustizia era esigenza, dopo la promessa, è fedeltà. La seconda
quaestio riguarda ancora un passo della Magna Glosatura in cui il Maestro sostiene che
accogliere gli ingiusti è un atto della giustizia, e non della misericordia, perché l’accogliere in sé
è un atto giusto, mentre il non accogliere è un’iniquità. Agli argomenti contrari che negano che
l’accogliere gli empi sia un atto giusto, Guerrico risponde che costoro, pur non essendo degni di
essere accolti, se sono accolti, godono di una giustizia a loro conveniente, non opposta alla
misericordia. Insomma, il maestro domenicano distingue una giustizia conveniente e una
inconveniente, laddove la convenienza o meno della giustizia dipende dal punto di vista
dell’imputato e non del giudice: la prima equivale alla misericordia e dunque non si oppone ad
essa. L’interessante e originale operazione di Guerrico è volta a mostrare che tra misericordia e
giustizia non vi è contraddizione. In ogni caso, la Lettera ai Romani fornisce l’ennesimo spunto
per un excursus teologico vasto e dettagliato, esposto sotto la forma della quaestio.
Paolo scrive che la giustizia di Dio si è manifestata indipendentemente dalla legge. Cosa
significa manifestata?
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Ibid., 1360B: «Justitia enim est, quia exsolutum est quod promissum est; et cum suscipit confugientes ad
se, justitia Dei dicitur, quia non suscipere iniquitas est».
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DENIFLE, Die abendländischen Schriftausleger cit., pp. 115-116.
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