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Il Commento a 1 Cor 15, 24, «Deinde finis, cum tradiderit regnum Deo et Patri, cum
evacuaverit omnem principatum et potestatem et virtutem», comporta un’ulteriore
problematizzazione:
In die illa dominabit Dominus solus [Is 2, 11]. Glosa: omnibus collectis iam omnis cessabit
prelatio
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. Contra: Remanebunt ordines angelorum. Responsio: Erit ordo dignitatis, non
dominii.
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Tale quaestio deve essere considerata un esempio di forma complessa abbreviata: essa non nasce
da difficoltà testuali né da apparenti contraddizioni interne al testo sacro o tra le auctoritates, ma
conduce ad una riflessione di natura teologica trattata, come prassi di Guerrico, in poche parole,
evitando qualsiasi excursus articolato. Il concetto fondamentale riguarda l’abolizione di ogni
principato e potestà e potenza dopo la parousia, secondo le parole di Paolo, commentate dalla
Glossa Ordinaria nel senso della cessazione di ogni prelatura. In questo caso, l’auctoritas, qui la
Glossa, non contraddice il testo sacro, ma lo conferma. Il dubbio, ispiratore dell’argomento
contrario, è di natura teologica: gli ordini angelici rimarranno, perché eterni; come si spiega
allora la fine di ogni gerarchia? Nella risposta, basata sulla classica distinctio scolastica, Guerrico
distingue l’ordo dignitatis dall’ordo dominii: quest’ultimo indica la prelatura nel senso letterale
del termine, ossia il dominio amministrativo, l’esercizio di un potere materiale su soggetti
giuridicamente sottomessi; il primo indica al contrario un governo ‘metafisico’, in cui, pur in una
condizione di sostanziale eguaglianza, non mancano differenze astratte e virtuali, quali i
differenti gradi di splendor glorie. Tutti i beati godranno della visio beatifica, ma il grado di
dignità della beatitudine sarà diverso e proporzionale ai meriti di ciascuno, pur mancando un
dominio diretto di una schiera di beati sull’altra. Gli ordini angelici permarranno, non
esercitando un potere esecutivo i primi sui secondi, ma soltanto per la differente densità di
beatitudine
100
.
Ritornando alla Lettera ai Romani, un’ulteriore spunto per una quaestio è data dal
versetto 1, 17, «Iustitia enim Dei in eo [scil. evangelio] revelatur ex fide in fidem»:
98
Cfr. Glossa Ordinaria cit. (alla nota 31), IV, f. 333, col. 2: «Hominibus collectis iam omnis prelatio
cessabit, quia necessaria non erit».
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Ms. Paris, lat. 15604, f. 46
rb
; trascritto in BUC, L’ambiguité du Livre cit., p. 150, nota 64.
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Per ulteriori approfondimenti sul tema, cfr. ibid., pp. 147-154.
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